06/07/2018
Non c'è niente che rovini di più il nostro intervento di un approccio carico di aspettative.
Ogni tanto capita che genitori particolarmente entusiasti ci accolgano nella stanza rivolgendosi al figlio/a con frasi del tipo: "Guarda ci sono i pagliacci ora ti fanno ridere!" oppure "Finalmente sono arrivati, ora per un po' ti divertirai!".
E', ovviamente, un atteggiamento in perfetta buona fede, il genitore cerca soltanto di alleviare il malessere del figlio/a.
Queste introduzioni però mettono subito su un piano sbagliato il nostro intervento. Si creano aspettative, sia noi che il bambino siamo messi in condizione di non agire in modo naturale, veniamo caricati di un peso che non aiuta ad essere leggeri ed in ascolto.
Invece con un bambino (specialmente in ospedale) ci vuole il tempo giusto per "annusarsi", per guardarsi, per capire, o meglio "sentire" cosa si può fare e cosa no.
Per valutare, aggiungerei, se il bambino ha voglia di giocare e divertirsi...perché mica è un obbligo!
Ci sono situazioni che incontro (e su cui rifletto) nel mio lavoro al Meyer che penso si possano generalizzare nella vita di tutti i giorni...
Abbassare le aspettative e "sentire" di più per vivere meglio?
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